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[Recensione] Savage di Debora C. Tepes

sabato 18 maggio 2019

Ciao a tutti readers,
oggi il blog partecipa al review party di Savage il nuovo contemporary romance, retelling di Debora C. Tepes uscito il 15 Maggio in self publishing. 

Savage
di Debora C. Tepes

Uscita: 15/05/2019
E-book: € 2,99
Cartaceo: € 12,48
Pagine: 288
Editore: Self-Publishing
Genere: Contemporary romance, Retelling
Una donna fortunata… Ecco come mi avrebbero definita in tanti.
Ma nessuno conosceva la verità.
Ero disposta a tutto pur di scappare dalla mia gabbia dorata e dal mio aguzzino. Mio marito, il sindaco di Sacramento.
E l’ho fatto.
Sono partita per rinascere.
Ho abbandonato il mio personale inferno per approdare in un paradiso di una bellezza accecante: la giungla è diventata la mia casa, l’oceano il mio solo amico, il cielo l’unico testimone.
Eppure questi luoghi inesplorati sono tutt’altro che ospitali e celano un pericoloso segreto. Due occhi glaciali mi scrutano nella notte, un predatore affamato mi bracca senza sosta, un animale feroce mi insegue con rabbia.
Lui è la natura. La più incontaminata, lussureggiante e insidiosa natura.
Un uomo.
Una belva.
L’ennesima.
Il fato non è stato clemente con me.
Mi chiamo Ophelia e sono una sopravvissuta.
Mi chiamo Ophelia e sono ancora in pericolo.


Recensione

Oceano e sabbia. Fuoco e temporale. Kamlesh e O. La guardo negli occhi e lei sospira, le mordo le labbra e lei geme. Mere aatma. La mia anima.

Una donna rotta che cerca il suo riscatto. Un uomo perso che ritrova in lei la sua unica fonte di vita.
Ecco cos’è Savage, l’ultimo romanzo di Debora Tepes. Un romanzo di scoperta, d’amore, di ricerca e di emozioni forti che arrivano dritte in fondo all’anima.
Ma partiamo dall’inizio.
Quando incontriamo la bella Ophelia, è solo una vaga rappresentazione di se stessa, di quella che era prima di incontrare l’uomo che si è trasformato da marito ad aguzzino in pochissimi anni.
La donna è ormai allo stremo, non ce la fa più e prima che l’uomo la uccida (cosa che ha promesso di fare presto) decide di scappare. Così prepara i bagagli e dopo aver lasciato indizi depistanti in giro per casa, Ophelia scappa. Honolulu e poi le Fiji.
Una delle isole minori sarà perfetta per nascondersi in bella vista ed è proprio lì che un giorno, sconfiggendo la paura che finora è stata la sua unica compagna di viaggio, decide di fare un giro in barca.
Ed è proprio a causa di questa uscita in barca che finirà su un’isola deserta, o quasi.
Perché lì, su quell’isola, un altro abitante c’è: Kamlesh.
Ora, se Ophelia la potreste tranquillamente raffigurare come la bellissima ninfa del quadro di John Everett Millais che si lascia trasportare dagli eventi così come fa l’acqua in quel dipinto, il nostro Kamlesh è un moderno Tarzan. Vissuto in solitaria su quell’isola che ora sente sua, non crede ai suoi occhi quando vede quella bellissima ragazza, che profuma come un fiore e sembra preziosa come i frutti del suo albero preferito.
Kamlesh è tanto bello quanto selvaggio, ma se c’è una cosa che ho capito da questo romanzo è che niente è come sembra e che chi sembra selvaggio in realtà non lo è, anzi.
Savage ha riportato alla mia mente il mito del buon selvaggio: lo ricordate?
L’uomo per Rousseau era all’inizio della sua vita buono e pacifico ed è proprio così che è Kamlesh, perché non ha mai incontrato nessun altro e non è stato contaminato dalla cattiveria degli uomini.
Ophelia grazie alla sua semplicità, al suo amore, alla sua sola presenza riprende, piano piano a vivere, perché capisce che non tutti gli uomini sono “selvaggi” come il suo ex marito.
La verità a cui si arriva alla fine di questo romanzo è proprio la risposta a questa domanda: chi è davvero possibile definire selvaggio?
Vedete, ci sono tanti punti di forza in Savage, così tanti che faccio davvero fatica a definirli tutti. Potrei parlare dell’ambientazione, del fatto che è così realistica che spesso sembra essere lì con i protagonisti a nuotare fra le cristalline acque dell’isola di Kamlesh.
Potrei parlare dei dialoghi, o della forza della mancanza di essi, perché Kamlesh e O all’inizio parlano solo attraverso lo sguardo, e credetemi dice più quell’uomo con gli occhi che tanti protagonisti con le parole.
Potrei parlare della trama che è davvero unica nel suo genere o dello stile sempre più preciso dell’autrice.
Ma sarebbe ancora troppo poco, perché quello che si apre con la lettura di Savage è un mondo vero e proprio che merita di essere scoperto pagina dopo pagina.

Kamlesh è il mio polo celeste.
Kamlesh è linfa vitale.
Kamlesh è acqua, ossigeno e fuoco.
Kamlesh è la mia isola dispersa nell’oceano, è il mio universo parallelo, quello spazio di infinito abitato solo da noi e dal nostro amore.   


VALUTAZIONE:



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